CRITICA

Luca Beatrice
…per quelli della sua generazione (è nato nel 1940) la pittura è intesa come una palestra di sperimentazione, dunque d’avanguardia, un territorio mobile e fluido che incrocia non solo gli stili coevi, piuttosto i tanti stimoli culturali provenienti dall’esterno, perché l’arte è innanzitutto aria che si respira. Non secondario, non si ha estetica senza etica…
Carlo Ludovico Ragghianti
…C’è una serie di opere specie dopo il ’75 nelle quali è quasi fisica per intensità l’impressione che si tratti di frammenti di un grande naufragio del mondo, che da una inanime passività acquistano forma connessa, architettonica, si ricompongono persino in figure intelligibili come colte tra gestazioni e suturazioni, la cui precarietà o incertezza è sottolineata da incidenti, da divaricazioni, da sovrapposizioni, da plicature slittanti, da scontri e incontri improvvisi, sagome semoventi in inesauribili presentazioni.
Michèle Lavallée
…Quando quattro anni fa conobbi Francesco Vaccarone e le sue opere, mi colpirono diverse contraddizioni. La prima impressione che si aveva dell’uomo e del suo lavoro, era un senso di leggerezza, d’ironia, di un essere “oltre il tempo” mentre nel corso della discussione sembrava invece che le sue preoccupazioni intellettuali e pittoriche fossero saldamente ancorate alla realtà e alla terra, la sua terra… La seconda, di tipo più tecnico, era che quel pittore di cui avevo apprezzato immediatamente il modo di utilizzare lo spazio e le grandi macchie di colore, mi sembrava un ottimo disegnatore; ne ebbi la dimostrazione personalmente: un tratto veloce ed elegante, al limite della sofisticazione, non intuibile ad una prima rapida lettura delle sue opere.
Enzo Di Martino
…E per tale via che l’artista spezzino giunge a quella che alcuni hanno definito “astrazione metafisica” e che a me piace chiamare “interrogazione metafisica”, proprio perché l’opera di Vaccarone pone domande senza risposte nello stesso momento in cui propone un incontro che è in sostanza di ascolto silenzioso. E perfino stupefacente notare a questo proposito come tutti i critici che si sono occupati del lavoro di Francesco Vaccarone e che pure hanno colto varchi fondamentali della sua opera non abbiano mai citato (facendo al contrario altri nomi) Max Ernst, che appare invece il vero grande riferimento storico della sua proposizione immaginativa.
Roy Oppenheim
…Vaccarone è figlio di un’epoca che è caratterizzata da continui e progressivi sconvolgimenti. La perdita di sicurezza, di fiducia per l’esistenza umana, sono infatti il terreno sul quale nascono le immagini di questo artista, che molto si apparentano alla poetica di Kafka e alla filosofia dell’esistenza di Jean Paul Sartre.
Renato Guttuso
…Ciò che più mi interessa è l’uso dei frammenti di forme che nel loro singolare ordinarsi (quasi di “collage”) suggeriscono una immagine surreale, che tuttavia non appartiene all’usuale magazzino surrealista ma si ordinano, o sono pronti per essere ordinati, come pezzi di ma composizione a venire. Voglio dire che c’è già nel loro ordine sparso il nucleo dell’immagine. In questo gioco si ricompongono magicamente le premesse di una visione cosmica nella quale si affaccia, mi sembra sempre più spesso, la presenza degli oggetti e della figura umana. Perciò si assiste, nella tua pittura e nei disegni ad un doppio fenomeno che avviene contemporaneamente sullo stesso foglio o tela: le forme si sparpagliano e si riaggregano.
Enzo Carli
…Ciò si deve, a mio avviso, al fatto che ogni aspetto, ogni suggerimento del mondo esterno, filtrato, trasfigurato dalla sensibilità e dalla fantasia dell’artista, viene a far parte della sua storia più intima, si fa immagine di un travaglio interiore che dopo aver attinto dal profondo i vocaboli di un lessico formale tutto suo, inconfondibile ed eccezionalmente ricco di possibilità espressive, lo modella e lo adatta alle più varie circostanze ed occasioni rappresentative.
Francesco Barocelli
…Vaccarone lambisce queste spiagge deserte, color del cielo e dell’ocra, del fare artistico novecentesco che appartiene alla seconda metà del secolo scorso. Se le imprime nella memoria, le persegue, come chi adegua l’espressione al raffinamento delle forme. Segue per via di levare il disegno interno, con la tecnica e la mente, di chi si industria nell’estinguere i riferimenti naturalistici, nel promanare in esteso il concetto di modello che porta in mente, nel ridurre a formula visuale l’idea prototipica (dal prototipo alla forma; dalla forma alla ripetizione casuale e seriale; “simila similibus curantur”. Ma altresì è certo che in natura nulla è simile a se stesso).
Enrico Crispolti
…Vaccarone lavora sull’analogia emblematica. Costruisce strutture emblematiche di valore analogico. La pittura di Vaccarone realizza una forte mediazione psicologica. E quelle strutture emblematiche sono infatti una sorta di “tests” capaci di reattività psichica. La sua dunque non è una pittura ottica. La mediazione visivo-percettiva non lo interessa. Non racconta, non riporta, non descrive, non propone, incontra. La sua è una pittura che si oggettiva nella costruzione di strutture formali che si offrono ad un duplice riscontro. Del pittore stesso, rispetto alla loro raggiunta oggettivazione (e al percorso di lavoro per raggiungerla), e dello spettatore, del lettore, rispetto a quella medesima oggettività nella quale il pittore si riconosce liberato. Ma anche dietro la quale in certo modo si cela.
Peter Frank
…Accadono degli eventi nei dipinti o nei disegni di Vaccarone, ma spesso quello che stia esattamente succedendo non è evidente, né il come né il perché. C’è una ricchezza di significati che sottintende gli accadimenti presentati nelle sue immagini che va oltre, è più grande degli accadimenti stessi; egli ha fatto uso dell’arte,della sua visione, della sua abilità, per rendere universale l’esperienza di certi avvenimenti e certe condizioni ma nello stesso tempo per renderla sorprendente e spesso imprevedibile…
Valerio Dehò
… L’intera opera di Francesco Vaccarone è segnata da una contrapposizione tra la propria indubbia e ininterrotta vocazione all’arte e una passione verso la partecipazione al mondo degli uomini e degli eventi. I due piani si sono intersecati spesso nel corso dei suoi cinquant’anni di attività, ma non si sono mai esclusi l’uno con l’altro…

CRITICA
Luca Beatrice
…per quelli della sua generazione (è nato nel 1940) la pittura è intesa come una palestra di sperimentazione, dunque d’avanguardia, un territorio mobile e fluido che incrocia non solo gli stili coevi, piuttosto i tanti stimoli culturali provenienti dall’esterno, perché l’arte è innanzitutto aria che si respira. Non secondario, non si ha estetica senza etica…
Carlo Ludovico Ragghianti
…C’è una serie di opere specie dopo il ’75 nelle quali è quasi fisica per intensità l’impressione che si tratti di frammenti di un grande naufragio del mondo, che da una inanime passività acquistano forma connessa, architettonica, si ricompongono persino in figure intelligibili come colte tra gestazioni e suturazioni, la cui precarietà o incertezza è sottolineata da incidenti, da divaricazioni, da sovrapposizioni, da plicature slittanti, da scontri e incontri improvvisi, sagome semoventi in inesauribili presentazioni.
Michèle Lavallée
…Quando quattro anni fa conobbi Francesco Vaccarone e le sue opere, mi colpirono diverse contraddizioni. La prima impressione che si aveva dell’uomo e del suo lavoro, era un senso di leggerezza, d’ironia, di un essere “oltre il tempo” mentre nel corso della discussione sembrava invece che le sue preoccupazioni intellettuali e pittoriche fossero saldamente ancorate alla realtà e alla terra, la sua terra… La seconda, di tipo più tecnico, era che quel pittore di cui avevo apprezzato immediatamente il modo di utilizzare lo spazio e le grandi macchie di colore, mi sembrava un ottimo disegnatore; ne ebbi la dimostrazione personalmente: un tratto veloce ed elegante, al limite della sofisticazione, non intuibile ad una prima rapida lettura delle sue opere.
Enzo Di Martino
…E per tale via che l’artista spezzino giunge a quella che alcuni hanno definito “astrazione metafisica” e che a me piace chiamare “interrogazione metafisica”, proprio perché l’opera di Vaccarone pone domande senza risposte nello stesso momento in cui propone un incontro che è in sostanza di ascolto silenzioso. E perfino stupefacente notare a questo proposito come tutti i critici che si sono occupati del lavoro di Francesco Vaccarone e che pure hanno colto varchi fondamentali della sua opera non abbiano mai citato (facendo al contrario altri nomi) Max Ernst, che appare invece il vero grande riferimento storico della sua proposizione immaginativa.
Roy Oppenheim
…Vaccarone è figlio di un’epoca che è caratterizzata da continui e progressivi sconvolgimenti. La perdita di sicurezza, di fiducia per l’esistenza umana, sono infatti il terreno sul quale nascono le immagini di questo artista, che molto si apparentano alla poetica di Kafka e alla filosofia dell’esistenza di Jean Paul Sartre.
Renato Guttuso
…Ciò che più mi interessa è l’uso dei frammenti di forme che nel loro singolare ordinarsi (quasi di “collage”) suggeriscono una immagine surreale, che tuttavia non appartiene all’usuale magazzino surrealista ma si ordinano, o sono pronti per essere ordinati, come pezzi di ma composizione a venire. Voglio dire che c’è già nel loro ordine sparso il nucleo dell’immagine. In questo gioco si ricompongono magicamente le premesse di una visione cosmica nella quale si affaccia, mi sembra sempre più spesso, la presenza degli oggetti e della figura umana. Perciò si assiste, nella tua pittura e nei disegni ad un doppio fenomeno che avviene contemporaneamente sullo stesso foglio o tela: le forme si sparpagliano e si riaggregano.
Enzo Carli
…Ciò si deve, a mio avviso, al fatto che ogni aspetto, ogni suggerimento del mondo esterno, filtrato, trasfigurato dalla sensibilità e dalla fantasia dell’artista, viene a far parte della sua storia più intima, si fa immagine di un travaglio interiore che dopo aver attinto dal profondo i vocaboli di un lessico formale tutto suo, inconfondibile ed eccezionalmente ricco di possibilità espressive, lo modella e lo adatta alle più varie circostanze ed occasioni rappresentative.
Francesco Barocelli
…Vaccarone lambisce queste spiagge deserte, color del cielo e dell’ocra, del fare artistico novecentesco che appartiene alla seconda metà del secolo scorso. Se le imprime nella memoria, le persegue, come chi adegua l’espressione al raffinamento delle forme. Segue per via di levare il disegno interno, con la tecnica e la mente, di chi si industria nell’estinguere i riferimenti naturalistici, nel promanare in esteso il concetto di modello che porta in mente, nel ridurre a formula visuale l’idea prototipica (dal prototipo alla forma; dalla forma alla ripetizione casuale e seriale; “simila similibus curantur”. Ma altresì è certo che in natura nulla è simile a se stesso).
Enrico Crispolti
…Vaccarone lavora sull’analogia emblematica. Costruisce strutture emblematiche di valore analogico. La pittura di Vaccarone realizza una forte mediazione psicologica. E quelle strutture emblematiche sono infatti una sorta di “tests” capaci di reattività psichica. La sua dunque non è una pittura ottica. La mediazione visivo-percettiva non lo interessa. Non racconta, non riporta, non descrive, non propone, incontra. La sua è una pittura che si oggettiva nella costruzione di strutture formali che si offrono ad un duplice riscontro. Del pittore stesso, rispetto alla loro raggiunta oggettivazione (e al percorso di lavoro per raggiungerla), e dello spettatore, del lettore, rispetto a quella medesima oggettività nella quale il pittore si riconosce liberato. Ma anche dietro la quale in certo modo si cela.
Peter Frank
…Accadono degli eventi nei dipinti o nei disegni di Vaccarone, ma spesso quello che stia esattamente succedendo non è evidente, né il come né il perché. C’è una ricchezza di significati che sottintende gli accadimenti presentati nelle sue immagini che va oltre, è più grande degli accadimenti stessi; egli ha fatto uso dell’arte,della sua visione, della sua abilità, per rendere universale l’esperienza di certi avvenimenti e certe condizioni ma nello stesso tempo per renderla sorprendente e spesso imprevedibile…
Valerio Dehò
… L’intera opera di Francesco Vaccarone è segnata da una contrapposizione tra la propria indubbia e ininterrotta vocazione all’arte e una passione verso la partecipazione al mondo degli uomini e degli eventi. I due piani si sono intersecati spesso nel corso dei suoi cinquant’anni di attività, ma non si sono mai esclusi l’uno con l’altro…